
In un centro rurale del sudovest, un lavoratore ritorna a casa dalla sua famiglia dopo diverso tempo ma non regge più ritmi e consuetudini di una vita sedentaria. In una città della Cina centrale una receptionist di una sauna cerca di cambiare vita senza successo e, ritornata a quella precedente, viene aggredita dai clienti. Infine nella città industriale Dongguan un ragazzo lascia e riprende diversi lavori tra cui uno come cameriere in uno dei molti bordelli locali travestiti da attività rispettabili. I quattro segmenti dividono matematicamente il film in 4 tronconi da 30 minuti l'uno, quattro storie a cui il regista dà egual importanza e che raccontano tutte la medesima dinamica, blandamente legate da alcuni incroci che fanno da passaggi di testimone. Nella Cina in cui i lavori si moltiplicano, le possibilità non mancano e tutto pare a portata di mano, tuttavia esiste una tensione sotterranea causata dallo sviluppo eccessivamente rapido che è come una bomba pronta ad esplodere. Quest'esplosione in A touch of sin prende la più classica forma della violenza volutamente calmorosa, improvvisa, efferata e impressionante, proprio perchè frutto di sensazioni insopprimibili. Ma non è la violenza reale, quella dei fatti di cronaca, l'obiettivo di Jia Zhangke, i suoi cittadini impazziti che uccidono come preda di un raptus sono figure paradigmatiche che hanno poco del tragicamente ordinario. Contrariamente al suo solito il regista cinese non distoglie mai lo sguardo, anzi indugia con ferma volontà sul massacro esteriore, sui tagli, gli spari i voli giù dalla finestra e le teste fracassate, mostra moltissimo sangue e tanta devastazione operata da personaggi che non sono mai killer di lavoro ma occasionali omicidi, uomini e donne esasperati di un paese in cui i ragazzi definiscono il resto del mondo in bancarotta. A guadagnarci è la leggerezza e non è detto che sia un passo indietro.
Non c'è più religione, forse perché ce n'è anche troppa. Ironicamente, con delicatezza e sostanza, Luca Miniero affronta la diversità culturale spostandosi dai conflitti regionali italiani di Benvenuti al Sud e Nord, di Un boss in salotto e de La scuola più bella del mondo a quelli più tortuosi del credo religioso. Si sta allestendo il Presepe Vivente e intorno alla ricerca del bambino ideale per capire Gesù, ci sono i tre personaggi principali interpretati da Claudio Bisio, Alessandro Gassmann e Angela Finocchiaro. Gassmann si dice molto fiero per essere riuscito a pronunciare correttamente imparare salam aleikum, come conferma Nabiha Akkari che interpreta sua moglie nel film.